l'equivalenza delle catastrofi mostra il segno inequivocabile che ogni catastrofe non è slegata dall'altra perché tanti sono i nessi e gli intrecci anche di natura economica, finanziaria e politica da tracciare il perimetro di una crisi di civiltà assai più dirompente e radicale rispetto alle precedenti. Da J. Luc-Nancy

In CONCATENATIO una serie concatenata di distruzioni si susseguono e si intrecciano sino a formare quasi un’unica nuova “forma”. Nascono dalla visione di diverse stampe e incisioni raffiguranti il terremoto di Lisbona del 1755 e non solo. Il XVIII secolo viene ricordato come uno dei periodi più nefasti per la storia europea, colpita da una lunga serie di catastrofi naturali, epidemie e carestie che seminarono migliaia di morti per l’intero continente. Proprio in questo secolo si sono concentrati alcuni dei più disastrosi eventi sismici che fino ad ora hanno colpito l’Europa e parte del Mediterraneo, Italia compresa. Ma nascono soprattutto dalle riflessioni che a partire dall’illuminista Rousseau, dove rivoluzione e catastrofe si intrecciano passando per Kant dove la concatenazione delle catastrofi sono provocate dalle azioni convergenti e persistenti dell’uomo, a Leopardi fino ad arrivare all’ontologia del presente di Foucault e a Jean-Luc Nancy con L'equivalenza delle catastrofi. Dopo Fukushima.

La catastrofe è una svolta.

Il mutamento, la rottura repentina di un ordine, di una forma, non necessariamente ne determina la sua fine; anzi spesso questa mutazione è il riadattamento di una forma in una nuova forma. Una mutazione, un evento che ci spinge a riflettere non solo sulle cause e sull’ accadimento in sé, ma ancor di più sul vuoto che si apre, che scardina le nostre certezze, sul senso del presente e sull’attualità, sul concetto di umanità. La minaccia di un'imminente apocalisse si configura come un tratto profondo della nostra civiltà la cui perdita di senso è pressoché totale e definitiva. E un tratto, per certi aspetti inedito ed inquietante della nostra epoca, è l'equivalenza tra catastrofi naturali, catastrofi nucleari e catastrofi di civiltà stretta in un unico e aggrovigliato sintagma.

Che cosa accade oggi? Che cosa sta succedendo ora? Una parola ORA dove siamo dentro noi tutti. Avere un senso del presente, una presa diretta con il mondo, perché attorno all’ evento catastrofico si rafforza la parola NOI, l’identità di noi sopravvissuti, di noi spettatori di questo spettacolo pieno di pathos di cui in qualche modo ne diventiamo anche interpreti. Paradossalmente l’evento catastrofico, nelle sue diverse forme e manifestazioni, sembra rafforzare la coscienza collettiva ma soprattutto è diventato lo sfondo permanente entro cui tutti noi oggi ci muoviamo. Siamo in un’era in cui l’incidente è integrale, sistemico, globalizzato, ovvero il disastro degenera producendo altri disastri a catena, ma questa globalizzazione annulla le distanze spaziali e temporali tanto che ormai siamo partecipi a dispetto di noi stessi.