Mon Appetit 

Che cosa succede quando si decide di rifiutare qualsiasi appetito? ...e soprattutto, rifiutare il “mon appetit”? Arriva il giorno in cui si decide di rinunciare a qualsiasi tipo di appetito, di non cedere a nessuna tentazione dei piaceri della vita, le relazioni, le amicizie, l’amore…il cibo...Originato dallo sforzo di conformarsi alle aspettative altrui, si perde di vista ciò che si è e si desidera, fino a non accettare i propri limiti. Ne nasce un senso di onnipotenza, la sensazione di poter fare a meno di tutto e di tutti. Storia di una Resistenza e Pe(n)so è un lavoro sulle ossessioni. Una delle tante… Le proprie e altrui. Nasce da una fame incontenibile e ossessiva di amore, di affetto, di autenticità nei sentimenti, di verità. Nasce dall’illusione di essere senza fragilità, che rettificando il proprio corpo, controllando il proprio peso si possa rettificare tutto ciò che non va nella propria vita, si possa ripristinare quel corto circuito che da qualche parte ha rovinato le relazioni. Il corpo diventa un po’ un teatro, la rappresentazione di una lotta, una guerra, una battaglia interna, e allo stesso tempo si usa il corpo come un luogo dove esprimere la battaglia con l’altro, la famiglia, la società. Ma l'anoressia è anche un sintomo sociale, la manifestazione dell'idea che vale chi sa controllare il corpo, il linguaggio, i sentimenti, la comunicazione. Si mangia per riempire un vuoto e si mangia per vomitare tutto questo vuoto difficile da sopportare. È il tutto o niente. Se non posso avere tutto (tutto l’amore di cui ho bisogno) allora non avrò niente. Mi punisco. L’appetito che ti divora dentro è un dolore. L’ossessione del peso, il pensiero ossessivo del mangio/non mangio è esattamente come la droga, l’alcolismo, serve a non pensare al dolore che si prova. Non sentire più i morsi della fame equivale a non sentire più il dolore, non sentire più niente. È una anestesia. L’anoressia e la bulimia sono uno stato, in cui il corpo è totalmente scisso dalla mente, e dove questa ha completo controllo sul corpo. Ma non sul cuore. La dicotomia e la scissione del Sè è il vero problema di questo sintomo che porta alla paralisi emozionale e alla distorsione della realtà, nonchè di se stessi. Ma non si può capire una “malattia” come questa se non si entra nella mente e nel cuore di chi ne soffre. Il problema non è il cibo, non è il corpo, non è la dieta, non è il peso.

Storia di una resistenza  

La fantasia ossessiva di una A/B è di essere divorata, annientata dagli “appetiti” altrui, e quindi dalle frustrazioni, dalle ansie, dai problemi che tutti ti vomitano addosso. Il video è un piano sequenza di piatti vuoti che mi vengono offerti… piatti su piatti che mano a mano mi sommergono, come a “divorarmi”. Piatti vuoti di cibo ma pieni delle ossessioni altrui che vogliono “nutrirmi” delle loro ansie, delle loro frustrazioni, dei sensi di colpa. Si rifiuta quel nutrimento che viene proposto perché quel cibo nasconde il rischio di poter diventare come gli adulti, come gli altri. Adulti che mentono, spariscono, tradiscono, persone incapaci di offrire sentimenti autentici scevri da doppiezza o strumentalizzazione. Il cibo sembra nascondere o confessare la colpa di non essere presenti, di non essere capaci di dare. Non resta allora che rifiutare. Resistere. L’anoressia mentale ed emozionale diventa l’unico modo per non soccombere, per vomitare tutto quello che questo nutrimento rappresenta e non piace, avvelena. Ma fino a che punto si può resistere?


frame da video

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 Pe(N)so

Ossessionati dal corpo, dal proprio vigore, dalla propria attrazione… ogni pesata sulla bilancia assomiglia ad un verdetto divino. In una società in cui il corpo viene diminuito a solo peso e l’esistenza a massa quantificabile sembra che la propria autostima dipenda dal responso della bilancia. La legge della misura perfetta squalifica la persona a personaggio, a forma.

Pe(n)so invece è una bilancia da me ideata, funzionante, bilingue (italiano/inglese) che gioca quasi su questo concetto del PESO e il cui responso però rimanda a ben altri pesi, a quelli dell’anima, dell’io.


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